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FILM: Resta con me ~ Un amore alla deriva

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Se dietro la macchina da presa di questo survival movie, sceneggiato dai gemelli Aaron e Jordan Kandell e da David Branson Smith a partire dal libro Red Sky in Mourning che Tami Oldham Ashcraft ha scritto (insieme a Susea McGearhart) su una terribile esperienza vissuta nel 1983, non ci fosse l’islandese Baltasar Kormákur (Contraband, Cani sciolti, Everest), staremmo parlando di un prodotto pensato esclusivamente per il pubblico giovanile che predilige i drammi discendenti da best sellers (complice il reclutamento – enfaticamente sottolineato dal trailer – della Woodley di Colpa delle stelle e del Claflin di Io prima di te, comunque entrambi validi). Il rischio è che il film si confonda con gli appartenenti di diritto a questo rinvigorito filone, passando sostanzialmente inosservato. E non lo meriterebbe.

La ventitreenne Tami, terminati gli studi, desidera allontanarsi da una madre troppo giovane. Giunge a Tahiti, disposta a praticare lavori umili pur di stare vicino alla spiaggia. Incontra Richard, skipper abbiente, e presto sboccia il sentimento. Solo pochi mesi dopo i due accettano l’incarico di una coppia più anziana di amici del giovanotto: portare uno yacht in California. Sulla carta un’avventura appassionante. Ma l’Oceano Pacifico ha in serbo una brutta sorpresa: un imprevisto (anche per proporzioni) e violento uragano che compromette il natante e getta la ragazza – rimasta sola a bordo – nella disperazione. Quando ritrova il fidanzato, gravemente ferito, si lascia guidare per governare la disastrata barca e per resistere per decine di giorni in un tratto di mare fuori da qualsiasi rotta.

Gli autori giocano su un doppio binario narrativo, ed è il loro vero asso nella manica. Si comincia con il risveglio dopo la tempesta, un assetto tragico che, tramite vari espedienti per sopravvivere, punta dritto verso un difficile rasserenamento. Parallelamente, mediante una scansione temporale più rapida, assistiamo alla fuga della protagonista alla volta dei lidi polinesiani, al suo processo di ambientazione, al suo idillio e al principio del viaggio che porterà lei e il suo boyfriend a scontrarsi con la furia degli elementi. Un decrescendo e un crescendo sapientemente alternati, dunque, con conseguente coinvolgimento del pubblico, nonostante gli esiti reali della vicenda (o almeno una parte di essi, dato che la trama cela abilmente una svolta narrativa) siano noti fin dall’inizio (al netto di quel che alcuni spettatori sanno già grazie ai paratesti). La regia, accennavamo, dosa le emozioni e cerca di non strafare, rendendo dignitosamente i conflitti interiori che punteggiano la storia.

Resta con me (Adrift, USA/Hong Kong/Islanda, 2018) di Baltasar Kormákur con Shailene Woodley, Sam Claflin, Jeffrey Thomas, Elizabeth Hawthorne, Grace Palmer

Massimo Arciresi

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