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Palermo: Notte Bianca della Legalità a Palazzo di Giustizia (Video)

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Ieri pomeriggio la città di Palermo, insieme alla Capitale e le città di Napoli e Genova, ha risposto all’appello lanciato dall’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo e dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per la “Notte bianca della legalità”.

L‘ingresso al pubblico è stato riservato a circa 300 studenti degli istituti pilota individuati tramite l’Ufficio scolastico regionale. Selezionati per l’occasione: il liceo scientifico Leonardo di Agrigento, l’IIss Alessandro Volta di Caltanissetta, lo scientifico Archimede di Messina, l’educandato Maria Adelaide di Palermo, il liceo classico Garibaldi ed il liceo linguistico Ninni Cassarà di Palermo, i licei scientifici Cannizzaro, Croce e Galilei di Palermo e l’istituto professionale alberghiero “Pietro Piazza”, anch’esso palermitano.

 

La giornata di sensibilizzazione e formazione, è stata pensata in tre momenti principali. Il primo, che ha aperto l’evento nello spazio antistante il tribunale, allestito per l’occasione con un palco, ha dato il benvenuto agli studenti con diversi intervenuti Istituzionali e non, che hanno ricordato e valorizzato il significato dell’incessante lotta per la legalità.

“La Notte bianca della legalità è un’opportunità per mostrare ai ragazzi che la legalità non è un ideale che appartiene solo ad alcune categorie” – spiega Giovanna Nozzetti, presidente della sezione distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo – ma un obiettivo concreto a cui ciascuno può contribuire”. Ed ancora – “Mi piace pensare alla legalità come un effetto contagioso che positivamente si diffonde”.

Significative le dichiarazioni, in apertura, del prefetto di Palermo Antonella De Miro e del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Roberto Scarpinato che facendo gli onori di casa, rivolgendosi agli studenti ha detto: “Voi qui vedete la parte sensibile ed evidente del palazzo di giustizia di Palermo, ma quando camminerete nei corridoi e nelle aule di questo palazzo, pensate all’anima segreta ed eroica di questo luogo, dove si è svolta una guerra sanguinosa segnata da tanti lutti che vi riguardano, per consentirvi di vivere come persone libere, con la schiena dritta e non come sudditi costretti a piegarsi; – ed ancora – nelle stanze di questo palazzo chi restava in vita si trovava a dover scegliere tra vita e morte, restare o rassegnarsi. Un mostruoso sistema di potere combattuto come un piccolo Davide che sfida Golia, mentre chi osava ribellarsi veniva dilaniato da centinaia di chili di esplosivo… Provate a immaginare le ore che in queste stanze trascorsero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, specialmente quest’ultimo, dopo la strage di Capaci, quando ormai era chiaro che sarebbe stato ucciso. Borsellino era così consapevole, che in questo palazzo di giustizia chiamò un suo amico sacerdote per confessarsi e prendere la comunione. Perché era qui, in questo palazzo, che aveva dato un senso alla sua vita e qui aveva combattuto insieme agli altri magistrati”.

Dichiara il consigliere del CSM Piergiorgio Morosini, a Palermo per l’occasione, “io credo che la legalità sia il senso di comunità e rispetto gli uni degli altri”.

Importante l’intervento del Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi che reso giusta memoria alle troppe vittime di mafia, in particolare ha ricordato come il Procuratore della Repubblica Pietro Scaglione “sia stato ucciso perché faceva bene il suo lavoro”. Particolarmente emozionante il suo ricordo dedicato ai 108 bambini vittime di mafia. A dimostrazione che la mafia d’onore non ha mai avuto nulla, non risparmiando né donne, né bambini, al contrario di quanto alcuni ritenessero un tempo, a causa di errati e stereotipati luoghi comuni messi in circolazione da collusi e criminali.

Presenti alla manifestazione anche il Questore di Palermo, Renato Cortese, che incessantemente si spende, sia per la sicurezza della città, sia per diffondere i principi di legalità ed il senso dello Stato tra giovani e non; il sindaco di Palermo, presente per tutto l’evento, rivolgendosi ai giovani ha ricordato come: “c’è stato un tempo in cui la mafia aveva il volto dello Stato e lo Stato quello della mafia, quel tempo è passato. Palermo è cambiata e se questo è accaduto si deve al sacrificio di molti”.

Un secondo momento è stato pensato per permettere agli studenti di partecipare a 10 laboratori, sia statici che dinamici, in cui gli studenti hanno potuto ascoltare le testimonianze di magistrati, forze dell’ordine, avvocati e vittime di mafia, oltre ad assistere a dimostrazioni pratiche come quella organizzata dalla polizia scientifica. Immigrazione, racket, corruzione, cyberbullismo, diritto di informazione e tutela della privacy, ricostruzione della scena del crimine, fino alla simulazione di un processo penale, sono stati i temi scelti per i laboratori.

Il coordinamento dei laboratori è stato affidato a magistrati ed esperti come il Questore Sara Fascina, i R.I.S. (reparto investigazioni scientifiche) dell’Arma dei Carabinieri; i magistrati erano: Ennio Petrigni, Marzia Sabella, Fabrizio Lo Forte, Giovanna Nozzetti e Federica La Chioma, Michele Ruvolo e Filippo Lo Presti, Giacomo Brandini e Chiara Capoluongo, Giuseppe De Gregorio e Alessia Giampietro, Riccardo Trombetta, Daniele Sansone e Luisanna Cattina. Relatore anche il già Procuratore Aggiunto a Palermo Leonardo Agueci, che insieme alla collega Annamaria Picozzi ed altri esperti ha condotto il laboratorio dedicato al tema del racket delle estorsioni, tema peraltro che Augueci, attuale Garante per la Legalità presso l’Autorità Portuale di Palermo, sta portando avanti proprio nel mese di maggio con una rubrica radiofonica che vede protagoniste le vittime di estorsione che hanno denunciato i loro aguzzini. Tra gli esperti del tavolo era presente Alice Grassi, figlia di Libero, l’imprenditore palermitano che ha contrastato il fenomeno estorsivo e che venne ucciso dalla mafia il 29 agosto 1991, lasciato solo da gran parte dei palermitani, ancora troppo impauriti, o peggio già collusi, per poter iniziare la rivoluzione socio-culturale che lentamente seguì alla sua morte. Ed ancora i magistrati. Intervenuti nei laboratori come ospiti, oltre agli artisti citati, il giornalista Flavio Tranquillo, il regista Roberto Greco e lo scrittore Giacomo Cacciatore. Con loro, nel confronto con i giovani una nutrita rappresentanza di avvocati tra cui: Antonio Armetta, Marina Badalamenti, Emilio Chiarenza, Giuseppe De Francisci, Luciano Fiore, Monica Genovese, Barbara Giampino, Alessandro Gjomarkaj, Simona Tarantino e Vincenzo Terenzio.

Messaggio importante anche la scelta dei luoghi in cui i laboratori hanno preso vita, le aule di giustizia ed il cosiddetto ‘bunkerino’ al piano ammezzato, dove furono trasferiti gli uffici dei due giudici (poi uccisi nelle stragi del 1992) per lavorare al maxiprocesso. A guidare gli studenti in quel luogo della memoria, i magistrati Angelo Piraino e Matteo Frasca, con la collaborazione di Barbara Sanzo e Marco Panebianco.

Allestita per l’occasione, al primo piano del Palazzo di Giustizia, anche una mostra fotografica, curata da Lavinia Caminiti, dal titolo gli invisibili uccisi dalla mafia e dall’indifferenza, la quale con 40 scatti e relativi articoli raccolti negli archivi del giornale L’Ora, ha voluto ricordare le vittime ed i luoghi di omicidi e stragi di mafia, rinnovando l’invito alla cittadinanza a non trascurare quei luoghi di memoria collettiva ed il valore che per ciascuno devono mantenere nel tempo.

La terza ed ultima parte della giornata è stata, invece, dedicata all’intrattenimento “positivo” di artisti impegnati a promuovere nei giovani la cultura della legalità. I noti volti di Striscia la Notizia, Ficarra e Picone, il gruppo musicale Tre Terzi, Andrea Febo, Roberto Lipari, Ivan Fiore e Stefania Petyx hanno animato ed invitato i giovani alla riflessione ed alla quotidiana promozione della legalità.

Magistrati, forze dell’ordine, ospiti, relatori, tanti di loro erano presente non solo nella loro qualità professionale, ma anche come superstiti; in quanto amici, compagni di scuola, colleghi o semplicemente cittadini con profonda moralità e senso di appartenenza allo Stato, verso tutti coloro che hanno dato la vita per un futuro collettivo migliore. Silenziosa ma travolgente la presenza alla manifestazione di alcuni dei parenti di vittime di mafia che, se pur gioiosi per la promozione e la riuscita di eventi simili e del significato sociale che assumono, non nascondono mai i volti segnati da un dolore sempre vivo per la perdita dei propri cari. Un limbo perenne in cui migliaia di persone sono rimaste sospese, dal momento della feroce violenza subita. La loro presenza, più di ogni altra iniziativa, attività formativa e dichiarazione spontanea, assume il significato assoluto di monito per il futuro di tutti noi. Le scelte libere dei governanti, i piccoli gesti che quotidianamente compiamo, costituiscono il vero valore di legalità della nostra vita e della nostra comunità.

Di Mauro Faso

Servizio video di Fabrizio D’Amico

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