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“IMPRESENTABILI” STO CON ROSY BINDI del prof. Vincenzo Musacchio

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Dopo la pubblicazione della lista di impresentabili stilata dalla Commissione Parlamentare Antimafia è partito il tiro a segno a Rosi Bindi, accusata di aver utilizzato la lista “nera” per regolare i conti all’interno del suo partito. A mio parere le accuse mosse sono ingiuste. Scendendo nei dettagli tecnici – e non solo – è bene ricordare che la Commissione Antimafia ha votato e approvato all’unanimità nel settembre 2014 il regolamento per la formazione delle liste nella competizioni elettorali. Nell’atto è palesemente esplicitato l’impegno, sottoscritto dai partiti, a non candidare persone che siano state o condannate in primo grado o rinviate a giudizio per determinati reati, considerato che per le condanne irrevocabili opera la legge Severino. Si è inoltre stabilito per quelle formazioni che intendono comunque candidare queste persone l’onere di rendere pubbliche le motivazioni a sostegno di tale scelta. Sempre nel regolamento – che abbiamo letto –  è previsto che la Commissione Antimafia verifichi la rispondenza delle liste ai suddetti criteri. Anche se devo riconoscere inadatto il concetto di “impresentabile”, una cosa è inconfutabile: il codice di autoregolamentazione del 2014 è stato letto confermato e sottoscritto da tutti i partiti politici (compreso il PD). A questo punto la logica ci sottopone ad una domanda ovvia: quali colpe ha la Bindi? Per amore di verità, è bene precisare che la lista è stata pubblicata il venerdì prima del silenzio elettorale solo perché si è arrivati a quella data a causa della mancanza di dati sulla regione Campania. Io onestamente più che le colpe della Bindi vedo grandi colpe dei partiti per via della loro mancanza di autonomia e di coraggio nell’adottare scelte impopolari e non convenienti dal punto di vista puramente elettoralistico. Purtroppo, pur di vincere, spesso, si accetta qualsiasi compromesso. Come diceva Paolo Borsellino: ci sono reati che non hanno rilievo politico e ci sono comportamenti privi di rilevanza penale ma gravissimi dal punto di vista politico. La valutazione non è semplice ma la colpa principale di quanto accaduto è individuabile principalmente nella noncuranza e nell’opportunismo dei partiti, per cui, a mio giudizio, la Bindi non ha responsabilità.

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