Sicilia

Cominciano le proteste sulla Legge Regionale 7/2016

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Il legislatore fa le leggi e poi dimentica di applicarle (o di renderle applicabili). Il caso della legge regionale 07/2016 è esemplare.

Lo scorso anno la Regione Sicilia, prima in Italia, ha recepito una direttiva comunitaria che prevede il rilascio di alcune qualifiche per l’esecuzione di lavori dentro e fuori le autorità portuali. Un passo avanti notevole per diversi motivi. Innanzitutto perchè il governo non aveva ancora fatto nulla per fare lo stesso e poi perché si tratta di un settore che potrebbe consentire a moltissimi non solo di lavorare ma di farlo in un settore altamente qualificato.

Al primo vuoto il governo centrale ha messo una pezza riconoscendo (non senza mille polemiche e invidie) la legge regionale come valida su tutto il territorio nazionale. Quanto al secondo punto il problema è l’inserimento delle qualifiche previste dalla legge nei repertori delle qualifiche dell’Assessorato Formazione e dell’Assessorato Lavoro della Regione Sicilia. Un iter indicibilmente lento e farraginoso che ha impiegato oltre un anno per fare i primi passi (e non è ancora stato completato).

Ma la cosa più grave è che a dover pagare le conseguenze di questa lentezza e farraginosità non sono solo gli operatori, ma le stesse autorità che devono effettuare i lavori. A dimostrarlo il comunicato stampa rilasciato dall’U.T.L. I.T.A. a firma del segretario della sede di Palermo, Vincenzo D’angelo. Nel documento si parla senza mezzi termini di “comportamento anticostituzionale” della Capitaneria di Porto di Palermo relativamente proprio alla legge regionale 07/2016 che secondo D’angelo sarebbe “l’unica legge in Italia che regolamenta i percorsi formativi per attività fuori dall’ambito portuale” nonché il “requisito minimo per la corretta applicazione del decreto legislativo 81/2008 recante il testo unico in materia di sicurezza sul lavoro”. Non bisogna dimenticare infatti che la normativa nazionale, almeno fino ad ora, riguardava solo le attività all’interno dei porti. Fuori dai porti, in Italia le oltre 3000 aziende che operano potrebbero non disporre dei requisiti previsti dalla LR 07/2016. Con i rischi che ciò comporta per i lavoratori, per le ditte e per la qualità dei lavori eseguiti.

Ritardi e mancati controlli che potrebbero, non solo offrire posti di lavoro, ma salvare vite umane. E che invece passano da una scrivania all’altra senza mai vedere la luce.

C.A.Mauceri

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