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Film: The Great Wall ~ I mostri fuori

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Il regista cinese Zhang Yimou si impose all’attenzione internazionale con Lanterne rosse (1991), seguito da titoli di rilievo come La storia di Qiu Ju (vincitore a Venezia nel 1992) e Vivere! (1994). La svolta stilistica di Keep Cool (1997) fece intendere che l’autore aveva diverse altre frecce al suo arco. Quasi a sottolineare questo concetto, arrivarono gli scatenati wuxiapian Hero (2002) e La foresta dei pugnali volanti (2004), in grado di intrattenere platee “globali” mantenendo un occhio vigile alla tradizione, e dove – per l’appunto – si scoccavano parecchi dardi. Arma assai usata (all’interno di scene alquanto spettacolari) pure in questa lussuosa co-produzione, che parte da un simbolo millenario – la Grande Muraglia Cinese, lunga quasi 9.000 chilometri (ma qualche fonte garantisce che sono molti di più) e costruita in 1.700 anni, nata per tenere lontani i nemici – non per imbastire un film storico, bensì un intrattenimento avventuroso di stampo fantasy (o se preferite leggendario) con l’aspetto del kolossal (pare che sia il lungometraggio più costoso mai realizzato in Cina).

L’eroe al centro della vicenda (ambientata in epoca altomedievale) è l’occidentale William (Matt Damon), mercenario in esplorazione nei territori asiatici alla ricerca della preziosa “polvere nera” (cioè da sparo). Lo accompagna Tovar (Pedro Pascal), unico superstite di una sfortunata spedizione (che si protrae da mesi) ulteriormente funestata dall’attacco di un’impressionante creatura, detta taotie. Dopo averle reciso un arto per capire cos’è, i due viaggiatori sono catturati dall’esercito imperiale – che presto sarà comandato dalla grintosa Lin Mae (Tian Jing) – e, nel corso di un’incredibile azione, si rendono conto delle proporzioni del problema: migliaia di mostri si preparano a invadere i territori occupati dagli umani. Benché tentato dalle mire e dalle conoscenze di un prigioniero di lungo corso, Ballard (Willem Dafoe), il protagonista – non ci stupisce – sceglie di aiutare i soldati.

Il fascino delle immagini è innegabile, ma a volte la meraviglia è sopraffatta dall’esibizione di sfarzo. Non significa che l’opera non sia scorrevole o non vada a occupare degnamente il suo posto in un genere negli ultimi tempi “latitante” (anche in termini di qualità). Interessante notare i nomi di soggettisti e sceneggiatori. I primi sono Edward Zwick (dietro la macchina da presa, fra i tanti, de L’ultimo samurai e Blood Diamond), Marshall Herskovitz (che diresse Padrona del suo destino) e Max Brooks (figlio di Mel); fra i secondi, oltre a Doug Miro e Carlo Bernard, figura il Tony Gilroy che girò Michael Clayton e The Bourne Legacy.

The Great Wall (Cina/USA, 2016) di Zhang Yimou con Matt Damon, Tian Jing, Pedro Pascal, Willem Dafoe, Andy Lau

di  Massimo Arciresi

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KKKKK
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