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Nuova incursione vandalica sul fiume Oreto, volontariato messo alla prova

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Grande delusione ieri per i volontari di “Retake Palermo”. Dopo aver speso 4 ore in attività di volontariato per ripulire una seconda volta, un struttura pubblica vandalizzata dai “soliti” incivili (nello specifico si tratta di una corpo tecnico sul nuovo ponte bimodale sul fiume Oreto, così come riportato nel nostro articolo di domenica u.s.), l’associazione ha ricevuto un messaggio da parte di un abitante del quartiere, che informava di muri del fabbricato in questione, nuovamente imbrattati con l’apposizione di una tag (sigla di un writer che non citeremo per non dare ulteriore rilevanza) e con un’offesa (rivola a Retake.

Presumibilmente già alle 15,30 circa della stessa domenica, appena un paio d’ore dopo l’intervento dell’associazione, i vandali avevano già commesso l’ulteriore reato, in più anche questa volta è stata aggiunta un scritta offensiva contro l’associazione RETAKE. È fuor di dubbio che questa azione vandalica sia una forma di sfida alla società civile ed al lavoro di cittadini volenterosi.

Poiché il messaggio che vuole lanciare Retake Palermo non è solo quello di prendersi cura dei beni pubblici ripulendoli, ma anche quello di far emergere episodi come questo per cercare di prevenirli in futuro; stanchi di chi continua a vandalizzare Palermo, abbiamo deciso di denunciare il fatto alle Forze dell’Ordine – ci spiega Marco D’Amico, presidente dell’associazione –  Non possiamo sorvolare proprio noi che invitiamo sempre a denunciare questo genere di fatti, continua il presidente, se vogliamo essere capitale dei Giovani e Capitale della Cultura, dobbiamo anche assumerci la responsabilità di intraprendere azioni giudiziarie a tutela del bene comune. Una denuncia a carico di un giovane che speriamo possa essere recuperato con adeguati percorsi rieducativi.

L’episodio si conclude, per quanto riguarda i volontari, con una rinnovata energia e desiderio di spendersi ancor più per la città. L’associazione rende noto che in alcun modo viene scalfita nello spirito, da episodi del genere. Non è la prima volta e non sarà l’ultima – dice Marco D’Amico – non siamo stupiti davanti a tutto ciò, il fatto era assolutamente prevedibile, al punto che tra noi volontari si scherzava sul “quando” e non sul “se” saremmo dovuti ritornare. Il lavoro fatto domenica non è stato inutile, perché goccia dopo goccia si scalfisce anche la pietra più dura.

Di Mauro Faso

Foto di Fabrizio D’Amico

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