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41° anniversario dell’assassinio del giudice Rocco Chinnici, del Mar. Ord. Mario Trapassi e dell’App. Salvatore Bartolotta, addetti alla scorta, e del sig. Stefano Li Sacchi

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Questa mattina, ha avuto luogo la commemorazione per il 41° anniversario dell’assassinio del giudice Rocco Chinnici. Nella strage morirono anche gli uomini della sua scorta, il Mar. Ord. Mario Trapassi e l’App. Salvatore Bartolotta, insieme con il sig. Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile nel quale abitava il giudice.

Le fasi della cerimonia commemorativa, che ha riunito i numerosi presenti nel toccante ricordo dei caduti, sono state scandite dalla deposizione di una corona d’alloro sul luogo dell’assassinio, in via Pipitone Federico, dove sono stati resi gli onori ed è stata data lettura della motivazione della M.O.V.C. concessa ai decorati.

Alla celebrazione sono intervenuti oltre i familiari dei decorati e dei feriti sopravvissuti al vile attentato, il Comandante della Legione “Sicilia”, il Generale di Divisione Giuseppe Spina nonché le massime Autorità civili e militari locali e regionali.

Successivamente, all’interno della chiesa di “San Michele Arcangelo”, è stata celebrata una messa, officiata dal Parroco, Don Alerio Montalbano e dal Cappellano Militare Don Salvatore Falzone in ricordo dei caduti.

Al termine della funzione religiosa, si sono succeduti gli delle autorità civili e militari presenti, tra coloro che hanno preso parola, la figlia del giudice, l’Europarlamentare Caterina Chinnici che ha sottolineato come il padre credesse fortemente nella necessità di accompagnare l’azione di contrasto investigativa e giudiziaria, con un’opera di profondo rinnovamento culturale.

Emozionato il ricordo del Generale Spina, che ha innanzitutto manifestato un sentimento di calorosa vicinanza ai familiari dei caduti, per l’immane dolore che hanno dovuto affrontare per la drammatica uccisione dei loro cari. L’alto Ufficiale ha altresì evidenziato come la tragica uccisione di questi uomini imponga una riflessione sul significato del sacrificio della vita nell’adempimento del dovere, che va oltre l’adempimento di un obbligo, perché implica di porre la propria vita al servizio del bene comune.  La grandezza del sacrificio nell’adempimento del dovere risiede nella scelta di fare ciò che è giusto nonostante tutto, affrontando i rischi estremi per svolgere il proprio dovere che, con il sacrifico della vita, rappresenta per un servitore dello Stato il punto più alto dell’altruismo.

CENNI STORICI – MOTIVAZIONE M.O.V.C. ALLA MEMORIA

Il Maresciallo Ordinario Mario TRAPASSI nacque a Palermo l’8 dicembre 1950. In data 8 aprile 1970 si arruolò nell’Arma dei Carabinieri quale Allievo Carabiniere a piedi ed ammesso a frequentare il corso d’istruzione presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Il 22 settembre 1970 venne ammesso alla frequenza del 23° corso Allievi Sottufficiali dei Carabinieri. Terminato il ciclo d’istruzione in data 15 aprile 1972, venne destinato alla Legione Carabinieri di Torino dove, il successivo 16 aprile, fu promosso al grado di Vicebrigadiere e destinato alla Sezione Carabinieri Torino Po. Presso quest’ultimo Comando prestò servizio fino al 4 maggio 1978, data in cui venne destinato alla Legione Carabinieri di Palermo. Nel frattempo aveva ottenuto la promozione al grado di Brigadiere in data 16 aprile 1974. In data 22 luglio 1978 fu assegnato alla Compagnia Carabinieri di Termini Imerese (PA), dove prestò servizio fino al tragico 29 luglio 1983, data in cui venne barbaramente trucidato a Palermo da esponenti mafiosi.

Il Maresciallo, preposto al servizio di tutela al giudice Rocco Chinnici, veniva trucidato in un proditorio agguato, immolando la propria vita nella lotta alla criminalità organizzata. Venne insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria” con la seguente motivazione:

Capo del servizio di scorta a magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, assolveva il proprio compito con alto senso del dovere e serena dedizione pur consapevole dei rischi personali connessi con la recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle Forze di Polizia. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificava la vita a difesa dello Stato e delle istituzioni.“. Palermo, 29 luglio 1983.

L’Appuntato Salvatore BARTOLOTTA nacque a Castrofilippo (AG) il 3 marzo 1935. Arruolatosi nell’Arma dei Carabinieri in data 2 aprile 1955 presso la Legione Allievi Carabinieri di Roma, svolse il periodo di istruzione e al termine venne promosso Carabinieri in data 31 gennaio 1956. Assegnato il successivo 14 marzo al XII Battaglione Mobile Carabinieri “Sicilia” in Palermo, vi rimase fino al 13 agosto 1957. Successivamente prestò servizio presso i Comandi Stazione Carabinieri di Palermo Villagrazia fino al 18 agosto 1958, S. Ambrogio (PA) fino al 23 gennaio 1961, S. Ninfa (P A) fino al 23 settembre 1961 e Caltanissetta fino al 1 agosto 1963. Dalla predetta data fu trasferito al Comando Compagnia Carabinieri – Nucleo Tribunali, Traduzioni e Scorte in Palermo, dove vi prestò servizio fino al tragico 29 luglio 1983, quando compì l’atto di valore a seguito del quale fu insignito della Medaglia d’Oro al Val or Civile “alla memoria”. In precedenza aveva ottenuto le promozioni al grado di Carabiniere Scelto in data 31 gennaio 1963 e ad Appuntato in data 1° gennaio 1972. L’Appuntato, preposto al servizio di tutela al giudice Rocco Chinnici, veniva trucidato in un proditorio agguato, immolando la propria vita nella lotta alla criminalità organizzata.

Venne insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria” con la seguente motivazione: Preposto al servizio di tutela a magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, assolveva il proprio compito con alto senso del dovere e serena dedizione pur consapevole dei rischi personali connessi con la recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle Forze di Polizia. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificava la vita a difesa dello Stato e delle istituzioni.” Palermo, 29 luglio 1983.

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